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Lecce: città stupenda famosa per il suo Barocco

da Giu 22, 2017

Lecce è il capoluogo dell’omonima provincia. Città stupenda con un centro storico dal sapore unico.
La Firenze del Sud, è chiamata, per via del suo barocco, il barocco leccese appunto.
Spettacolare, il colore della pietra leccese, del tufo e del carparo, il selciato, le bellissime chiese, i piccoli negozi di cartapesta, i ristoranti e gli hotel. Un’architettura resa incredibilmente uniforme dalla mano dell’uomo, dove convivono la delicatezza del barocco e l’imponenza dell’architettura fascista.
Prima di procedere con la descrizione, per sommi capi, dei monumenti, vi diamo un paio di informazioni utili per chi desidera arrivare in questa splendida città.
Se volete vivere la città del barocco leccese da veri salentini, vi invitiamo a prenotare la nostra esperienza “Alla scoperta del barocco leccese e della cucina di una volta”

SOMMARIO

Come arrivare a Lecce: in treno, in aereo, in auto

Innanzitutto vi ricordiamo che siamo in Puglia, nel tacco d’Italia, infatti Lecce e il Salento coprono il territorio più orientale d’Italia.
Abbiamo fatto questa piccola precisazione perché molto spesso la città di Lecce, viene confusa con “Lecce nei Marsi”, una ridente cittadina in provincia dell’Aquila, in Abruzzo.
Raggiungere Lecce e, of course, il Salento è facilissimo. Seguite i nostri consigli e non ve ne pentirete.

In treno: comodo arrivare nel cuore di Lecce

Per raggiungere il capoluogo del Salento, potete prendere un treno da qualsiasi stazione.
Lecce Centrale vi attende a braccia aperte. Una volta giunti in stazione, potete proseguire con i treni delle Ferrovie Sud Est, per Otranto, per Gallipoli, per Maglie e per altri piccoli centri del Salento.

In Aereo: Brindisi Papola Casale è l’aeroporto più vicino

Potete giungere in aereo a Bari o a Brindisi: noi vi consigliamo il secondo perché più vicino al cuore pulsante del Salento. Una volta atterrati, potete prendere:

  • un taxi, raggiungere la stazione di Brindisi e prendere un treno per Lecce;
  • un autobus provinciale, accanto all’uscita arrivi, e arrivare all’ingresso di Lecce all’altezza del Grand Hotel Tiziano;
  • un taxi diretto a Lecce ma ve lo sconsigliamo a meno che non vogliate spendere poco più di 80 €;
  • noleggiare un auto direttamente in aeroporto con Hertz, Avis, Maggiore e godervi il panorama e le comode strade provinciali che collegano Brindisi con Lecce e il resto del Salento, percorrendo circa 40 km.

In auto solo se amate guidare e se siete carichi di bagagli per la vostra lunga vacanza in Salento

Se pensate di venire in Salento in auto e soggiornare a Lecce, vi consigliamo questi due tragitti:

  1. in auto dal nord/centro Italia: percorrere l’austrostrada A14 o A16 fino a Bari Nord, prendere l’uscita Brindisi-Lecce percorrendola tutta. Arrivati all’ingresso di Lecce non vi consigliamo di prendere tangenziali se non conoscete l’uscita corretta. Impostate il navigatore per la vostra destinazione e il gioco è fatto.
  2. in auto dal sud Italia (Calabria e Sicilia): prendere la SS 16 per Taranto, giunti in città, continuare la vostra marcia verso Brindisi percorrendo la SS 7. Continuare verso Lecce e seguire le indicazioni come espresse qui sopra.

In Pullman GT: comodi se si vuol perdere una notte o un’intera giornata per il viaggio

In autobus da tutta Italia, potete tranquillamente raggiungere Lecce. Non dimenticate però che il viaggio è lungo così come è lunga la Puglia.
Vi suggeriamo diverse linee con cui viaggiare in pullman GT.
Ecco le diverse compagnie: dal Centro Italia con le autolinee Traim o Marozzi; dal nord Italia con le autolinee Marino; da Sicilia e Calabria con le autolinee Scoppio.

La Mappa di Lecce: perdersi tra le bellezze della città non è mai stato così facile

Vi alleghiamo, per vostra comodità, la mappa della città di Lecce, capoluogo del Salento.

Lo stemma di Lecce: una lupa e un leccio, elementi simbolici che hanno dato il nome alla capoluogo del Salento

La città di Lecce è rappresentata graficamente da una lupa e da un leccio, sotto una corona di cinque torri. Questi sono i simboli che hanno dato il nome alla città che da Lupiae (Lupa) e Ilex (Leccio), è divenuta Lecce.

Lecce: un po’ di storia, dalle origini ai tempi più recenti

La città di Lecce, capoluogo del Salento, vanta una storia affascinante ed allo stesso tempo incredibile.

Le origini mitologiche: Troia e Idomeneo, il padre fondatore

Si narra che ancor prima della nascita di Cristo, durante lo splendore di Troia, esistesse Mallenio, poi occupata e rifondata da Idomeneo, il quale la introdusse ad usi, tradizioni e costumi prettamente greci.

Lecce e il Paleolitico: la dimostrazione di origine antichissime

Al di là di quella che potremmo oggi additare come pura fantasia, già nel Paleolitico, Lecce era abitata da insediamenti rurali, come dimostrano i numerosi reperti ritrovati.
Si parla di età del ferro (VI sec. a.C.), i cui reperti sono stati ritrovati durante i lavori di rifacimento di reti idriche ed elettriche, così come sono state ritrovate diverse necropoli messapiche.

La città di Lecce sorge su insediamenti messapici

La città attuale, sorge su un insediamento messapico di cui sono venuti alla luce moltissime tombe e tratti di imponenti mura. Questo almeno è quanto è stato ritrovato a Cavallino, piccolo comune alle porte di Lecce.
Si ritiene che sia stata un piccolo villaggio, sorto come un sobborgo di Rudiae, patria di Quinto Ennio I.

Epoca romana: Lupiae, così era nominata Lecce

Verso il II sec. d.C. Lupiae, così era nominata Lecce, fu prima statio militum romana, divenendo successivamente municipium e poi colonia.
Durante l’impero di Adriano (117-138) furono costruiti il grande Anfiteatro e il Teatro; inoltre l città fu dotata di un collegamento col porto Adriano, l’odierna S. Cataldo, uno dei porti marittimi adriatici più frequentati.
Lecce sotto Marco Aurelio, di origini salentine, raggiunse benessere economico e un grande ampliamento edilizio.
Conquistata poi da Totila, tranne che per un breve periodo di dominazione greca, la città di Lupiae rimase sotto il controllo dell’Impero Romano d’Oriente per circa cinque secoli.

Medioevo: con la dominazione normanna, Lecce tornò a rivivere. Con quella Sveva si raggiunge l’apice del fulgore

Sotto la dominazione normanna, la Puglia e Lecce tornarono a rivivere.
Roberto il Guiscardo fondò la Contea di Lecce che divenne, nel Medioevo, una vera e propria culla culturale cavalleresca.
Tancredi, figlio naturale di Ruggero di Puglia e nipote di Ruggero II (1105-1154), fu conte di Lecce e Re delle due Sicilia; fece edificare la chiesa di SS. Niccolò e Cataldo, esempio di splendore per tutto il Medioevo nell’Italia Meridionale.
Ai normanni succedettero gli Svevi, gli Angioini, i Brienne e i Del Balzo Orsini.
Nel XV secolo, Lecce raggiunse l’apice del successo nelle attività commerciali e fu fulcro di ricchezza culturale che, in generale, caratterizzò l’intero Salento.

Carlo V e il Rinascimento Salentino

Con Carlo V, iniziò una nuova era: il Rinascimento Salentino.
Lecce fu dotata di un bellissimo castello, di una cinta muraria, di un grande arco di trionfo, oggi conosociuto come Porta Napoli perché era collegata in linea d’aria con la capitale del Regno.

Il barocco Leccese e l’età spagnola

In età spagnola, Lecce divenne centro artistico e culturale e, per importanza, era dietro solo a Napoli.
In questo preciso momento storico, la città di Lecce fu impreziosita di monumenti, magnificenti palazzi e splendide chiese.
Il Barocco leccese si manifestava così: “una festa armoniosa di forme e giochi chiaroscurali” [F. Congedo, 1996].
L’arredo urbano s’impreziosì di bellezza e ricchezza nelle forme. L’esempio cardine è dato dalla basilica di S. Croce ma anche altri monumenti come S.Maria della Grazie e S. Irene posono essere additati come esempi del barocco leccese, conosciuto anche come “barocchetto”.
Il ‘600 fu il periodo di massima espressione artistica: l’apice fu il rifacimento di piazza Duomo e, nonostante turbe anti-spagnole, vennero edificate altre chiese, tra cui ricordiamo S. Chiara, S. Angelo e S. Teresa, il Palazzo del Governo e, come detto in precedenza, Piazza Duomo, con il suo Campanile, il vescovato e il seminario, se pur costruiti in tempi differenti, risultano ugualmente armoniosi.
Piazza S. Oronzo, che già dal 1592 accoglieva il Seggio (o comunemente chiamato Sedile), si arricchisce della famosissima colonna di S. Oronzo (ricordata in recenti meme), la cui costruzione iniziò nel 1660 ad opera di Giuseppe Zimbalo, esponenete di spicco del barocco leccese.

Lecce culla illuministica: sorgono scuole di matematica e diritto

Durante il XVIII secolo, Lecce fu partecipe della cultura illuministica con numerose scuole di matematica e diritto. Dopo un brevissimo periodo di dominazione austriaca nel 1734, Lecce resistette contro i borboni e la restaurazione spagnola: la nobiltà salentina salì prepotentemente al potere e s’impose non senza spargimenti di sangue.

Lecce, i moti carbonari e l’Unità d’Italia

Nel 1821, Lecce partecipò ai moti carbonari, inviando un piccolo esercito di resistenza alle truppe austriache.
Nel 1848 fu formato un governo provvisorio e costituito il primo partito liberale, partecipando così al moto liberale del meridione.
Dopo l’Unità d’Italia (17 marzo 1861), Lecce ebbe un ventennio di fulgore e sviluppo (tra il 1895 e il 1915): furono sviluppate numerose opere pubbliche e la città conobbe la prima espansione urbana fuori dalle mura.
Nel 1927 la Provincia di Lecce fu staccata da quella di Taranto e Brindisi.

Cosa vedere a Lecce: il Barocco Leccese, così bello da toglierti il fiato

Del barocco in Italia, Puglia e Salento, ne abbiamo già parlato. Riteniamo opportuno però fare una digressione, nei limiti del possibile, per parlavi nello specifico del barocchetto, ovvero del Barocco leccese che ha nella materia prima, la pietra leccese, e nei suoi esponenti, i maestri Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo, Giuseppe Cino e Cesare Penna, gli elementi cardine della nostra narrazione.

La pietra leccese: una pietra senza eguali, venduta in tutto il mondo

Il Salento è costellato da un numero incredibile di cave di pietra leccese.
Si tratta di una roccia calcarea, che si estrae dal sottosuolo in apposite cave a cielo aperto, diffuse nell’entroterra salentino, principalmente nelle zone di Maglie, Cursi, Melpignano e Corigliano d’Otranto.
Le caratteristiche morfologiche di questa pietra calcarea, variano col passare del tempo: infatti, più tempo trascorre, esposta agli agenti atmosferici, più la roccia diventa dura. Inoltre, l’esposizione all’aria, una volta estratta, rende differente il colore della pietra leccese che da bianco, passa ad una tonalità di giallo ambrato.
Nonostante l’incedere del tempo la renda dura e resistente, la caratteristica principale di questa pietra è la sua lavorabilità: la sua anima argillosa, la rende estremamente modellabile al tornio e manualmente.
Ampiamente utilizzata nel corso dei secoli, per la creazione dei dolmen e dei menhir in età preistorica, oggi questa pietra è divenuta famosa a livello internazionale perché materia prima del barocco leccese.

Gli esponenti del barocco salentino: da Zimbalo a Penna, a colpi di scalpello

Diversi sono i maestri architetti che contribuirono a rendere grande il barocco salentino.
Vediamone i tratti principali, in pillole.

Gabriele Riccardi: il precursore del barocco salentino e leccese

Poche sono le fonti a nostra disposizione. Quello che però possiamo dire è questo: fu l’esponente più autorevole del barocco salentino perché fu il più eminente scultore.
L’unica opera datata e firmata è ad Otranto: le quattro colonne lapidee del ciborio per le reliquie dei SS Martiri di Otranto, recanti le epigrafi dell’artista.
Un’altra opera, presa ad esempio da artisti dell’epoca in alcuni scritti, è il presepe in pietra allestito nel Duomo di Lecce, tuttora in situ ma con altra collocazione.
Il riccardi fu autore esemplare di altri simulacri e statue sacre: San Nicola nella chiesa di SS. Niccolò e Cataldo, S.Antonio da Padova e S. Rocco nella chiesa di S. Giuseppe, e David che scrive i Salmi nel Museo Provinciale.

Giuseppe Zimbalo: l’esponente più creativo del barocco leccese

Nato nel 1620 e morto quasi un secolo dopo nel 1710, lascia ai posteri la sua splendida e rigogliosa eredità artistica.
Soprannominato in modo affettuoso “zimbarieddhru” (zingarello, da Zimbarello, per non confonderlo col padre, artista anche lui), assieme al Riccardi eletto come “padre” del barocco nel Salento, fu influenzato dalla maestria di Cesare Penna, esponente di spicco del barocco di Maglie, autore di importantissime opere architettoniche a Lecce e nel Salento. Ricordiamo tra queste:

  • la costruzione del Duomo (lui subentra a progetto già iniziato) e la colonna su cui si poggia la statua di S. Oronzo;
  • la Chiesa di S. Giovanni Battista o del Rosario;
  • la basilica di Santa Croce, assieme a Gabriele Riccardo;
  • il portale d’ingresso del Palazzo dei Celestini, sede della Provincia di Lecce
  • la Chiesa di S. Anna e il completamento della facciata di S. Matteo;
  • la chiesa dei domenicani, terminata dopo la sua morte.

Si ricorda il suo intervento e la sua opera, in giro per il Salento, a Gallipoli per la chiesa di S. Agata, a Maglie per il campanile della Collegiata, a Melpignano per la chiesa degli Agostiniani, a Galatone per la facciata della chiesa del Crocefisso e infine per la chiesa di S. Teresa a Brindisi.

Giuseppe Cino: l’artista di nobile casato

Oltre ad essere un grande architetto ed artista, scrisse “Memorie”, una raccolta di fatti accaduti a Lecce nel periodo tra il 1656 e il 1719.
Le sue opere più significative furono:

  • la facciata di Santa Chiara, nell’omonima piazzetta, oggi ritrovo della movida leccese e salentina;
  • la chiesa delle Alcantarine e la chiesa del Carmine;
  • il palazzo dei Celestini (successe allo Zimbalo) e il Seminario.

Cesare Penna: poliedrico artista della pietra leccese

Cesare Penna è uno dei massimi esponenti del barocco salentino, in generale, e leccese in particolar modo.
Le sue opere sono presenti in lungo e in largo in Salento, fino ad arrivare, in provincia di Taranto, a Martina Franca.
Tra i suoi capolavori più imortanti ricordiamo:

  • la chiesa di S. Teresa a Lecce;
  • gli altari di S. Carlo Borromeo e S. Andrea Apostolo, nel Duomo di Lecce;
  • due altari nella basilica di S. Croce
  • il portale d’ingresso della chiesa della Madonna delle Grazie a Maglie;
  • Il Cristo della Colonna, una statua lignea nella chiesa di S. Francesco di Paola, a Martina Franca.

Cosa vedere a Lecce: le porte della città

Per entrare nel cuore del centro storidco di Lecce, capoluogo del Salento, dovete passare attraverso tre porte: Porta Rudiae (o porta Rusce), Porta Napoli, Porta San Biagio, Porta San Martino.
Conosciamole assieme.

Porta Napoli: un arco di trionfo per Carlo V

Isolata rispetto al resto delle mura di Lecce, Porta Napoli, o porta di S. Giusto, è stata eretta nel 1548, su progetto di Giangiacomo dell’Acaya, come indicato sull’architrave.
Questa porta, o meglio un vero e proprio arco di trionfo, è stato eretto in onore di Carlo V , si chiama porta Napoli perché era orientata verso la capitale del regno.
Monumentale, bellissima, è costruita seguendo splendidi canoni architettonici: un grande timpano triangolare, sorretto da due colonne per lato. I capitelli delle colonne sono compositi.
Nella cornice, campeggia una ricca simbologia: un aquila bicipite, simbolo della potenza dell’impero austro-ungarico e, in basso, un colonnato con agli apici i cannoni simbolo dell’impero spagnolo.

Porta San Biagio: l’ultima delle porte della cinta muraria

Eretta nel 1700, la porta è dedicata a San Biagio, un vescovo armeno venerato sia dal popolo cattolico che da quello ortodosso, morto straziato per via delle torture e della decapitazione per mano dei romani. Rifiutò di rinnegare la propria fede e, dopo un lungo periodo di prigionia, fu torturato a sangue.
La statua del santo, accompagnata da fregi, domina l’ingresso nella cinta muraria. Sopra l’arco due stemmi: uno della città di Lecce e l’altro è lo stemma nobiliare di Ferdinando IV di Borbone.

Porta Rusce o Rudiae

Questa porta sorge sulla parte più antica della cinta muraria di Lecce.
La sua direzione a sud-ovest, indica che questa era la porta da cui si passava per raggiungere la città distrutta di Rudiae.
Il santo a cui è dedicata è Oronzo, il protettore della città. Ai suoi lati S. Irene e S. Domenico, coprotettori della città di Lecce. Forse, non si è sicuri di questo, questa imponente porta fu realizzata su progetto di Giuseppe Cino.

Porta S. Martino: non esiste più ma è degna di menzione

Dai numerosi documenti del passato, si è venuti a conoscenza dell’esistenza di una quarta porta della città di Lecce: Porta San Martino.
Questa porta, indicava la strada per le marine leccesi di San Cataldo e per le masserie.

Cosa vedere a Lecce: piccoli itinerari per ammirare cattedrali, chiese e palazzi, attraverso le porte della cinta muraria

Lecce vi lascerà col fiato sospeso, per la bellezza dei suoi palazzi e delle sue chiese.
Per vostra comodità, vi suggeriamo questi itinerari, pensati dalle nostre guide professioniste, legati alle porte d’ingresso attraverso cui passerete.

Passando da porta Napoli: esperienza unica

Passando attraverso Porta Napoli, vi consigliamo di ammirare con attenzione:

  • la chiesa di Santa Maria della Provvidenza (o la chiesa delle Alcantarine);
  • la chiesa del Carmine;
  • il Museo provinciale Sigismondo Castromediano.

Chiesa di S. Maria della Provvidenza o chiesa delle Alcantarine: semplicemente unica

Lungo via Principe di Savoia, si eleva il profilo di S.Maria della Provvidenza: una bellissima chiesa barocca.
Il portale d’ingresso è elegante, non eccessivo, lineare. Veramente bello.
Sul prospetto 4 nicche di santi nel primo ordine, nel secondo ordine altre due nocche e, un classico timpano, nel terzo ordine.
Pianta a navata unica con tre piccoli altari per lato, veramente essenziali.
Fate attenzione all’esuberanza delle acquasantiere: il loro stile rigoglioso risalta rispetto al minimalismo formale degli altari laterali.
All’interno potete ammirare interessanti tele settecentesche.

La Chiesa del Carmine: la bellissima cupola squamata e i rigogliosi interni con pianta a “piede umano”

Dal viale alberato della stazione, si può notare con facilità la bellissima cupola della chiesa del Carmine squamata in bianco e verde.
Architetto di questa chiesa fu il maestro Giuseppe Cino a cui subentrò Mauro Manieri.
La facciata è a tre ordini: nel primo, i Santi Carmelitani (S. Angelo e S. Alberto) e i profeti (Elia ed Eliseo); nel secondo, il finestrone imponente è costeggiato da S. Teresa d’Avila e Maddalena dei Pazzi; il terzo ordine, mediante linee e forme geometriche è la summa sintesi degli altri due.
La pianta dell’interno non è a croce latina ma a pianta centrale che, secondo tradizioni muratorie bibliche, riproduce la sagoma del piede umano.

Museo Provinciale “Sigismondo di Castromediano”: intitolato al duca, nell’ex colleggio Argento dei gesuiti

Il colleggio Argento, comprato dalla Provincia negli anni ’60, oggi è un museo provinciale che, nel corso degli anni, è divenuto un vero e proprio “collezionista” di pezzi unici dal grande valore ed interesse storico.
Diverse le aree tematiche che potete trovare nel Museo Sigismondo Castromediano:

  1. Area didattica: un plastico del Salento racconta la sua evoluzione nei secoli, attraverso codici colore ben specifici, rappresentativi di determinati momenti storici, e pannelli informativi
  2. Antiquarium: VI, V Secolo a.C., Messapi, ceramiche indigene, vasi di terracotta, opere in bronzo e monete greche. In poche parole, gli albori della storia del Salento
  3. Topografia: sono raccolti documenti topografici con le relative tappe archeologiche del Salento. Il materiale è ben organizzato e sistemato in base ai luoghi di provenienza di ogni scavo.
  4. Pinacoteca: in due sale sono raccolti secoli d’arte e storia. Dipinti, tele, piatti e manufatti in vetro di Murano
  5. Sale mostre: ampi locali che ospitano moste di artisti salentini vissuti tra l’800 e il ‘900.

Passando da Porta San Biagio: monumenti eccezionali nel cuore della movida

L’itinerario che vi proponiamo è incredibile, un concentrato di bellezza.
Ovviamente, per motivi di sintesi, non descriveremo nel dettaglio tutti i monumenti, le piazze e le chiese che troveranno ampia narrazione nel nostro blog.
Ecco a voi i nostri suggerimenti:

  • la chiesa di San Matteo;
  • la chiesa di a Chiara;
  • Must, il museo di storia contemporanea;
  • il teatro romano;
  • il castello di Carlo V
  • Chiesa del Gesù;
  • Basilica di Santa Croce;
  • Palazzo dei Celestini;
  • La chiesa Greca
  • la chiesa di S. Angelo
  • la chiesa di S. Giovanni Evangelista;
  • la chiesa di S. Maria degli Angeli

La chiesa di San Matteo vi da il benvenuto nella movida di Lecce

Frutto delle sapienti mani dell’architetto Salò Giovanni Andrea Larducci, la chiesa di San Matteo a Lecce si presenta con una facciata splendida, lineare. Concava in alto, convessa in basso. Nel primo ordine osserverete l’imponenza dello stemma francescano mentre nel secondo ordine una grande trifora.
Questa chiesa fu completata dallo Zimbalo, alla morte dei fratelli Larducci.
La pianta è ellittica, il suo interno è luminoso. Ai lati, ricchi altari barocchi, attribuiti alla scuola di Giuseppe Cino.
Sull’altare maggiore, svetta la statua di San Matteo, opera di Gaetano Patalano da Napoli, della fine del 1600.

La chiesa di S. Chiara, nel cuore di Lecce e della piazza Vittorio Emanuele II

La chiesa di Santa chiara è uno dei monumenti più belli del barocco leccese del ‘600.
Una piccola rampa di scale separa la strada dal portale d’ingresso, bellissimo e imponente.
Il progetto, con grande probabilità da attribuirsi all’architetto di Salò, il Larducci, inizialmente si pensava che fosse opera di Giuseppe Cino.
All’esterno due ordini che movimentano la facciata: quattro nicche nell’ordine inferiore, due nel superiore, tutti privi di statue.
Un’unica navata ottagonale all’interno, con quattro altari dorati attribuiti al Cino. Sei cappelle, tre per lato, l’altare maggiore è dedicato a Santa Chaira.
Prticolarità: sopra gli archi di ogni cappella, ci sono delle grate attraverso cui le monache di clausura potevano ascoltare la Santa Messa.

Il MUST: il museo di storia contemporanea

Nell’ex monastero di Santa Chiara, oggi c’è il Museo di Storia Contemporanea (MUST).
Adibito a Museo e location per eventi esclusivi, il Must è un bellissimo ed interessante museo che vi consigliamo di visitare.
Ovviamente, per sapere quali sono le mostre in corso, vi suggeriamo di visitare il loro sito internet.
L’ex convento ha subito interventi massicci di recupero e restauro. Delle 29 celle delle monache di clausura, non c’è ombra.
Oggi, al primo piano del museo storico di Lecce, potete ammirare reperti e testimonianze di varie epoche della storia di Lecce, dall’Età Messapica e Romana, fino al Cinquecento e al Novecento. Al piano terra, invece, tutto ciò che è storia contemporanea e mostre temporanee.

Teatro Romano: scoperto nel 1929

Subito dopo S. Chiara e il Must, troverete il teatro Romano, scoperto nel 1929 durante scavi.
Con grande probabilità di età augustea, ha una cavea di 19 metri di diametro, suddivisa in 6 sezioni a raggiera. Le statue rinvenute, dell’età degli Antonini, sono state traslate quasi tutte nel Museo Provinciale mentre alcune di queste sono state lasciate nel luogo d’origine.

Il castello di Carlo V: imponente e aragonese

Lasciandosi alle spalle piazza S. Oronzo e andando in direzione di viale XXV luglio, l’imponenza delle mura del castello e delle sue torri risalterà ai vostri occhi.
Costruito su ordine di Carlo V nel 1537, sorse attorno all’antico castello edificato dal conte di Lecce Riccardo Normanno.
Carlo V isolò il castello con un ampio fossato e fece creare due accessi: uno sulla piazza dove ora potete vedere gli uffici delle poste e l’altro sulla piazza Carlo V.
Bello e imponente, una piccola roccaforte. Vi consigliamo di visitarlo.

Chiesa del Gesù: dedicata alla Madonna del Buon Consiglio

Costruita nel 1574, è uno tra gli esempi palesi dell’unione tra barocco leccese e controriforma cattolica.
Sul portale d’ingresso campeggia in bella vista lo stemma della Compagnia del Gesù.
La pianta è a croce latina e il suo interno è veramente luminoso: quattro cappelle e un altare maggiore spettacolare per la bellezza artistica espressa da Giuseppe Cino; con grande probabilità l’artista realizzò i progetti di Andrea Pozzo, l’artista della compagnia del Gesù, cui apparteneva la chiesa.

La basilica di Santa Croce, il trionfo del barocco leccese

Quando si immagina il barocco leccese, il primo pensiero è dedicato alla basilica di Santa Croce. Infatti, assieme a Palazzo dei Celestini, stiamo parlando del vero trionfo del barocco in Salento.
Recentemente, e per diverso tempo, la facciata della chiesa è stata oggetto di un “imbavagliamento” di impalcature e coperture, questo perché la chiesa sta per essere ridata a nuovo splendore con i lavori di pulizia della facciata e recupero della chiesa.
In una zona chiusa al traffico, poco distante dall’hotel Patria, questa bellissima basilica è un esplosione di ornamenti e finezze barocche incredibilmente affascinanti.
I lavori della costruzione di questo capolavoro del barocco in Salento, si sono avuti nel corso di diverse fasi. Secondo alcuni storici, la prima fase di costruione che ha interessato la facciata (che fu completata tra il 1549 e il 1582) e la cupola (che fu completata e “donata” alla vista dei cittadini nel 1590) fu opera delle mani di Gabriele Riccardi; nella seconda fase furono completati e decorati dallo Zimbalo i portali d’ingresso (dal 1606); nella terza e ultima fase, il completamento della basilica ha visto lavori di Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo, per la decorazione della facciata superiore e le finiture del rosone.
L’interno è a croce latina ripartito in cinque navate, due delle quali sono state inglobate nelle cappelle laterali, nel 1700.
Lungo le navate, si aprono splendidi altari. Piccola nota curiosa: l’attuale altare maggiore della basilica, proviene dalla chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo; fu traslato da quella chiesa, nella basilica di S. Croce, durante il Congresso Eucaristico nel 1956.

Palazzo dei Celestini: in passato convento e basilica di Santa Croce erano un corpo unico

Alla sinistra della Basilica di Santa Croce si trova il Palazzo dei Celestini, l’ex convento dei padri celestini, opera del Riccarci.
La facciata del piano inferiore (datata 1659) è opera dell’architetto leccese Giuseppe Zimbalo, mentre la facciata superiore è opera di Giuseppe Cino (portata a termine nel 1695).
L’atrio del palazzo è splendido: 24 archi retti e sostenuti da 48 colonne.
Come sempre Lecce stupisce anche per il significato esoterico delle sue opere architettoniche: nei 21 capitelli sono state impresse a colpi di maglietto e scalpello delle lettere dal significato oscuro.
Attualmente il palazzo ospita uffici della Prefettura e della Provincia.

La chiesa Greca o Chisa di S. Nicolò dei greci: luogo di preghiera per la comunità cristiana greco-bizantina

La chiesa greca è del ‘700 ed è stata costruita su disegni di Francesco Palma, Lazzaro Lombardo Vincenzo Carrozzo, Lazzaro Marsione.
Qui si riuniva e si riunisce tuttora la comunità cristiana di rito greco bizantino. Veramente minuscola, scarna e lineare all’esterno. Vi consigliamo di visitarla all’interno perché numerosi sono i dipinti su tavola con iscrizioni greche.

La chiesa di S. Angelo, conosciuta anche come Santa Maria di Costantinopoli

Chiesa seicentesca e santuario mariano, la sua facciata è opera di Giuseppe Zimbalo, rigogliosa e pomposa, e la porta di accesso alla chiesa è un tripudio di lamine di bronzo, tutta in rilievo, al cui centro campeggia una grande aquila, simbolo cardine dell’ordine degli Agostiniani, a cui la chiesa apparteneva.
Il portone d’ingresso è forse esempio unico di bellezza in Puglia ed in Salento: fu realizzato nel 1750 da Emanuele Manieri, dal mastro feraio Michele Pinto e dai fratelli falegnami Leonardo e Celestino Murra.
L’interno è a croce latina, con una sola navata e 4 cappelle per lato.
Vi consigliamo di soffermarvi sulle tele delle cappelle laterali: sono dei veri e propri capolavori artistici.

La chiesa di S. Giovanni Evangelista;

Il suo prospetto è austero e semplice: passando attraverso l’accesso della cancellata si accede alla chiesa e al monastero. Svetta in alto la statua di San Benedetto e sullo sfondo la torre del campanile.
Se l’esterno è lineare e austero, quasi minimalista, l’interno è sfarzoso. Barocco.
Il soffitto ligneo ospita le tele, il pavimento è maiolicato.
Sull’altare maggiore si trova la statua di San Giovanni Evangelista, attribuita, con moltissimi punti interrogativi, allo scultore napoletano Nicola Fumo.
Il convento di clausura è forse l’unico a non essere stato soppresso e, al suo interno conserva un patrimonio culturale unico: libri e documenti dei secoli passati.
Una curiosità legata al gusto e al cibo è questa: le monache di clausura leccesi sono famose per i dolci di pasta di mandorla, preparati secondo un’antica tradizione.
Le liste d’attesa per averne uno sono veramente molto lunghe.

La chiesa di S. Maria degli Angeli

Capolavoro del ‘500, questa chiesa è stata ristrutturata in più fasi e arricchita della statua di San Michele Arcangelo, posto sulla cima della facciata.
Sul portale d’ingresso, finemente decorato, è proposta l’incoronazione della Vergine col Bambino da parte degli angeli.
L’interno è a tre navate, e, nel ‘700, il pavimento è stato rifatto, le pareti e le colonne sono state stuccate e furono aggiunti altri altari. Le diverse tele all’interno vi lasceranno a bocca aperta.

Passando da Porta Rudiae: fermatevi sotto la colonna di S. Oronzo, nell’omonima piazza

Questo è la terza suggestione per visitare Lecce e ammirare il barocco leccese.
Seguendo questo piccolo percorso, preparatevi a guardare i monumenti con il naso all’insù, il santo protettore della città vi attende.
Avrete la possibilità di vedere i seguenti monumenti:

  • Chiesa di S. Giovanni Battista (o del Rosario);
  • Chiesa di S. Anna
  • Chiesa di S. Teresa
  • piazza del Duomo, il Duomo e il campanile
  • Chiesa di S. Irene
  • Colonna di S. Oronzo
  • Cappella di S. Marco
  • Anfiteatro Romano
  • Sedile
  • S. Maria della Grazia

La Chiesa di S. Giovanni Battista (o del Rosario): ultima opera dello Zimbalo

Questa chiesa, comunemente detta chiesa del Rosario, è l’ultima opera dello Zimbalo. In quest’opera, il padre del barocco leccese, partecipò alla sua costruzione non solo con l’estro e la creatività, ma anche finanziariamente.
Questo capolavoro, rappresenta la maturità dell’artista e si può facilmente riconoscere la sua mano attraverso il rigore architettonico seguito durante i lavori di realizzazione di questa magnifica chiesa.
Prospetto diviso in due ordini, con alla base due statue poste su alti piedistalli; queste raffigurano le visioni profetiche di Ezechiele.
Al centro, sul portale campeggia la statua di San Domenico di Guzman.
Una balaustra, finemente decorata, separa il primo dal secondo ordine al cui centro, è stata posizionata una statua della Vergine Maria. Ai lati della statua, un tripudio di fiori e statue di altri santi. A completare il tutto, il grande timpano.
La pianta è a croce greca con altari finemente decorati lungo tutto il perimetro.
Piccole curiosità riguardo alla chiesa. La copertura è a capriate lignee. Inizialmente doveva esserci una cupola, poi, con la morte dello Zimbalo in corso d’opera, si optò per questo tipo di copertura.
All’interno della chiesa troverete un pulpito in pietra leccese. Questa è una particolarità di questa chiesa, introvabile in tutte le altre chiese barocche del Salento.

La chiesa di S. Anna

Sempre in via Libertini, a pochi passi da porta Rudiae, si trova la chiesa di S. Anna.
Due ordini per il suo magnifico prospetto: il primo ospita il portale e la finestra mentre il secondo ospita due nicche di santi incorniciate da paraste levigate e lisce.
Prima del timpano triangolare, un bellissimo fregio di ghirlande.
All’interno, troverete una sola navata, con quattro brevi cappelle ospitanti tele settecentesche.
Il soffitto è ligneo e, sull’altare maggiore, gli epigrafi delle persone che hanno voluto questa chiesa: Teresa Paladini e Bernardino Verardi.

La Chiesa di Santa Teresa

Sempre in via Libertini, in questo piccolo fazzoletto di terra, si trova la chiesa di Santa Teresa.
I suo prospetto è incompiuto. Due sono gli ordini della facciata.
L’interno è a navata unica con un piccolo transetto.
Interessanti i dipinti del ‘500 della Dormitio e della Incoronazione della Vergine, posizionati nell’altare del Crocifisso.
La chiesa fu iniziata da Cersare Penna nel 1620 e fu proseguita da Giuseppe Zimbalo, il quale firmò l’atare di S. Teresa.

Il Duomo di Lecce, il Campanile e il Seminario in pillole

Per parlarvi di una delle piazze “chiuse” più belle d’Italia, non basterebbe un intero portale di tour esperienziali in Salento. Vi diamo qualche tips per meglio orientarsi durante la visita in questa precisa zona della città di Lecce.
Lungo corso Vittorio Emanuele si apre uno scenario capolavoro sul cortile del Vescovado, in cui si trovano il Duomo di Lecce, il Campanile e il Seminario.
Anni addietro, in questo preciso luogo, è stato girato lo spot di una famosissima pasta italiana.

Il Duomo: ricostruito a più fasi e ultimato da Giuseppe Zimbalo

Il duomo fu costruito la prima volta nel 1144, su volere del vescovo Formoso. SUccessivamente, nel 1230 fu ricostruito interamente dal vescovo Volturio e, tra il 1659 e il 1671, Giuseppe Zimbalo, assieme all’attiguo campanile, lo consegnò alla vista dei salentini, su ordine del vescovo Pappacoda.
Il prospetto è a due ordini e sulla facciata si trovano le statue dei SS. apostoli Pietro e Paolo, San Gennaro e San Ludovico da Tolosa.
Sul prospetto laterale si trova invece la statua di S. Oronzo, il protettore della città; questa parte di prospetto si presenta molto ricca di ornamenti barocchi e ci sono due piccole nicchie con i SS. Giusto e Fortunato, compatroni di Lecce. Questa caratteristica stilistica è stata fortemente voluta da Zimbalo perché, chi entrava nella piazzetta, doveva vedere subito i SS. Patroni della città capoluogo del Salento.
L’interno è a croce latina, con navate scandite da colonne addossate. La navata centrale e il transetto hanno un soffitto ligneo a lacunari dorati. Qui sono assemblate diverse tele, attribuite a Giuseppe da Brindisi.
Sul fondo dell’altare maggiore le tele di Giuseppe Tiso, grandissimo artista salentino.
Da notare poi, come in tutte le restanti chiese del Salento, il pulpito ligneo eseguito da Emanuele Manieri. Per una più approfondita descrizione, vi rimandiamo all’articolo sul Duomo, che trovate qui sotto.

Il seminario

Accanto alla chiesa, nella parte destra della piazza, si trova il seminario.
Fu iniziato nel 1694 da Giuseppe Cino , sviluppando un’idea che aveva avuto precedentemente G. Zimbalo per la facciata del convento dei Celestini.
Quest’opera architettonica, alla sua inaugurazione nel 1709, fu definita come “l’ottava meraviglia del mondo”.
Al suo interno, potete ammirare il bellissimo pozzo, opera di G. Cino, oggi meta di tantissimi visitatori.

Il campanile

Alto quasi 70 metri, svetta imponente e maestoso sulla piazza. Vederlo illuminato di sera, assieme alla piazza, rende questo contesto romantico, accogliente.
Il campanile è ricco di terrazzi, balaustre e decorazioni. Ricostruito tra il 1661 e il 1682 da G. Zimbalo, è uno dei più grandi ed alti campanili d’Europa.

La chiesa di Santa Irene (o dei Teatini)

Esattamente di fronte a Piazza S. Oronzo, si trova la chiesa di Santa Irene (o dei Teatini), realizzata su disegno di Francesco Grimaldi.
Si presenta come molto ricca e sontuosa perché S. Irene era venerata come la patrona della città, prima che la devozione passasse a S. Oronzo nel 1656.
Sulla facciata, divisa in due ordini, risalta lo stemma della città, in una posizione centrale.
Perfettamente allineata alle colonne e all’equilibrio del portale, la statua della santa, opera del Manieri (1717).
Nell’ordine inferiore, abbiamo cinque spazi contenenti nicchie vuote. Quello superiore, suddiviso in tre, è completato da un frontespizio triangolare, intervallato dai pilastri su cui si possono vedere dei piccoli candelabri.
Bellissima l’iscrizione latina “Irene Virgini et Martiri”.
Accedendo all’interno, ci si rende conto sin da subito di essere dentro una chiesa con pianta a croce latina, ad un’unica navata, con tre cappelle profonde per lato. Ogni cappella e ogni altare è dedicato ad un santo specifico.
L’altare, del 1651, fu voluto dal vescovo di Otranto, Così, che era un teatino anche lui.
L’altare maggiore, dedicato alla Croce, ha sullo sfondo un capolavoro di Oronzo Tiso: “Il trasporto dell’Arca Santa”.
Al suo interno, troverete sculture ed opere dall’elevato valore storico.

La Colonna di Sant’Oronzo: il Santo più amato dalla città di Lecce

La colonna, alta circa 30 metri, eleva i Santo che nella statua a lui dedicata, è intento a benedire con la mano destra.
La colonna è opera di G. Zimbalo fu costruita a partire dal 1660 e completata nel 1686, come ringraziamento per lo scampato pericolo della peste che aveva decimato tutto il Regno.

La Cappella di San Marco: costruita dalla colonia veneta

In piazza S. Oronzo, accanto al Sedile, si trova la cappella di San Marco.
Fortemente voluta da una colonia veneta e attribuita al Ricciardi, la chiesetta si presenta come sobria ed elegante e rappresenta i buoni rapporti tra la Serenissima e i leccesi.
Sul portale frontale il leone e un piccolo rosone, mentre nel portale laterale, potrete ammirare motivi più raffinati, frutto di decori rinaascimentale.
Oggi è sconsacrate perché è sede dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci.

Anfiteatro Romano: oggi aperto anche a concerti e rassegne teatrali all’aperto

In piazza S. Oronzo si scorgono i resti di questo bellissimo anfiteatro romano. L’accesso si ha soltanto dalla piccola piazza antistante l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.
Nella parte superiore, una stele innalzata a ricordo di Quinto Ennio con fregi in bronzo, in pietra di Trani. Questo perché si dice che Quinto Ennio sia nato a Rudiae, antica città vicino Lecce.
l’anfiteatro è del II Sec. d.C. ed è stato portato alla luce con i lavori del 1901 su insistenza ed impegno personale di Cosimo De Giorgi.

Il sedile

un edificio di due piani, un cubo, formato da quattro piloni: il piano inferiore con archi ogivali, il piano superiore costituito da tre archi per lato.
Fu costruito sul luogo dell’antico Sedile tra il 1580 e il 1592: qui si intratteneva il Sindaco per dare disposizioni a chi amministrava la giustizia della città.

La chiesa di Santa Maria della Grazia

Nella zona di fronte all’Anfiteatro, si staglia il prospetto di S. Maria della Grazia.
Prospetto, come il barocco leccese vuole, a due ordini, con un bellissmo portale d’ingresso con ai lati quattro nicchie: quelle in basso con statue di santi, quelle in alto, vuote.
La pianta è a croce latina. Vi consigliamo di ammirare il bellissimo Crocefisso Ligneo eseguito dal maestro scultore Vespasiano Genuino.

Lecce città di barocco e città di mare: le marine leccesi a un passo dal capoluogo del Salento

Lecce, oltre ad essere una bellissima città per via del barocco leccese, è anche località di mare.
Cinque sono le marine leccesi, a pochi km dalla città. Esse sono:

  1. San Cataldo, col suo faro e il suo porto;
  2. Frigole;
  3. Spiaggiabella;
  4. Torre Chianca;
  5. Torre Rinalda.

San Cataldo: l’imperatore Adriano fece qui costruire il suo importante porto

Conosciuta come il “mare dei leccesi” con il suo porto turistico che può contenere 200 imbarcazioni e un suggestivo faro.
Adriano nel II sec d.C. vi costruì il porto che divenne centro di scambio marittimo, porto che fu poi, secoli dopo, distrutto dai perfidi ottomani, quando invasero Otranto e il Salento.
Tra il porto e Lecce, la bellissima riserva naturale Le Cesine.

Frigole

Arenile finissimo e litorale sabbioso, ampie spiagge, siamo a 15 k da Lecce e l’acqua è cristallina.
Durante la prima decade di luglio vi consigliamo di visitare Frigole perché è rinomata per la Sagra del Pesce.

Spiaggiabella

Il nome è tutto un programma: l’acqua è pulitissima e le spiagge sono ampie. Situata tra Torre Chianca e Torre Rinalda, questa marina è famosa per il Parco Naturale Regionale Bosco e Paludi di Rauccio.

Torre Chianca

Prende il nome dalla torre di avvistamento costruita dagli spagnoli per difendere il territorio dalle scorrerie saracene, oggi diroccata, Torre Chianca è famosa anche per l’isolotto Lo Scoglio (Lu squeju in dialetto leccese) e, poco distante dalla riva, ad una profondità di circa una decina di metri, potete vedere i fantastici reperti romani: una serie di colonne di marmo risalenti al 2° secolo a.C.
Inoltre, di particolare interesse naturalistico, i due bacini idrici naturali Idume e Fetida.

Torre Rinalda

Prende il nome per una torre di avvistamento spagnola per contrastare gli attacchi pirateschi ottomani, la marina di Torre Rinalda si trova a circa 15 km da Lecce.
L’acqua è verde e cristallina e la sabbia finissima.

Durante le recenti elezioni amministrative che hanno visto l’elezione di Salvemini come nuovo sindaco di Lecce, i diversi schieramenti politici hanno presentato programmi di riqualificazione delle marine leccesi. Speriamo che la politica si muova in questo senso per la promozione del territorio perché i luoghi di cui vi abbiamo appena parlato, meritano di essere visti e vissuti.

DOVE MANGIARE A LECCE: RISTORANTI, STREET FOOD, BIRRERIE E BISTROT

A Lecce si mangia veramente molto bene. Noi vi diamo un paio di suggerimenti per trascorrere la vostra serata, romantica o in compagnia di amici, nei migliori ristoranti della città.

Bros: una crew di giovanissimi cuochi alla ribalta internazionale, con la cucina del territorio

Siamo nel cuore della movida di Lecce, a pochi passi da piazza S. Oronzo, dove si trova Bros restaurant
Le materie prime sono fondamentali e il terroire (il territorio) deve essere il protagonista principale. Questa è la summa sintesi della cucina dei Bros.
Un tempo erano in tre fratelli, oggi Floriano Pellegrino (nato il 1990) e la sua compagna, Isabella Potì (nata nel 1995), guidano una giovanissima brigata di cuochi.
Grandi soddisfazioni e numerosi premi a livello nazionale ed internazionale.
I piatti proposti sono innovativi: rispetto per le materie prime, amore per il territorio, scoperta di nuove strade da esplorare. Ogni giorno.
Vi consigliamo la prenotazione perché i coperti sono veramente pochi.
Se siete curiosi, date uno sguardo al nostro racconto e video telling “It’s a family business“.

Alex Ristorante: Alessandra Civilla, la padrona di casa

Location spettacolare perché siamo immersi nel verde nel cuore di Lecce, nei pressi di Porta Napoli.
In cucina Alessandra Civilla, una vera garanzia. Il menu prevede ingredienti del mare e della terra, freschissimi: ortaggi a coltivazione biologica e pesce fresco, come se fosse appena pescato.
Vi consigliamo una degustazione di crudi e un ottimo primo di mare, da abbinare con un bianco servito alla giusta temperatura.
Nel caso in cui ci fosse un pizzico di indecisione, seguite i consigli dello staff di sala.

La torre di Merlino: un istituzione a Lecce, a pochi passi da Santa Chiara

Antonio Torre è il patron di questo bellissimo ristorante: accogliente d’inverno, stupefacente d’estate con pochi tavoli all’aperto.
Tutto molto buono, i piatti sono finemente bilanciati e presentati.
Lo staff è veramente cortese. Vi consigliamo di prenotare perché è un ristorante molto ben frequentato.
PS: dimenticavamo di dirvi che potete ordinare delle pizze napoletane gourmet.

La vecchia osteria da Toto: la cucina di una volta, la cucina della nonna

A cucinare è un uomo, Toto, uno chef baffuto veramente molto simpatico.
Posto accogliente, familiare, antipasti ricchissimi, primi e secondi eccezionali. Senza spendere una fortuna, avrete la possibilità di assaggiare e gustare tutte le ricette salentine del passato. Senza compromessi.
Nel dubbio, fatevi consigliare dallo staff di sala, sempre cordiale e preparato.
L’antica osteria da Toto, si trova in prossimità di porta Napoli, nel cuore della Lecce vecchia.

La negra tomasa: ristorante accogliente, dove si mangia veramente bene

Giovanni Casalino e il suo staff affiatato è pronto ad accogliervi con il sorriso.
Ampi spazi all’interno, arredamento spartano ma cibo veramente buono. Dalle pizze alla carne è tutto veramente squisito. Potete tranquillamente ordinare qualsiasi cosa presente nel menu perché si mangia veramente benissimo. Angolo macelleria da visitare assolutamente perché le carni offerte sono di altissima qualità: dalla chianina alle bombette, vi leccherete i baffi.

Road 66: un risto-pub dove la carne è ottima e la birra scorre a fiumi

Il Road è ormai un’istituzione a Lecce. Posto veramente accogliente, lo staff sa come farti sentire a casa. Arredamento stile pub americano e, durante la settimana, i gruppi musicali si esibiscono in liveshow spettacolari. Vi consigliamo la carne, dalla morbida t-bone steak all’asado de manzo, passando attraverso buonissimi hamburger. Se vi piace la musica e la buona compagnia, questo è il psoto giusto per voi.

Tabisca: il tagliere siciliano di Ian Franco e Danila

Tabisca è il nuovo concept per la ristorazione leccese, sapientemente gestito dal gourmand Ian Franco Pier Paolo Bauzulli e Danila Do. Ben arredato, ogni tavolo e ogni sedia risponde ad un corretto progetto architettonico. Le sedute e i tavoli sono alti, il cibo molto buono.
Vi consigliamo una tabisca di salumi, le buonissime bruschette oppure una battuta di manzo. Innaffiate tutto con dell’ottimo vino. La cantina di Tabisca è fornitissima.
Se siete curiosi di conoscere il posto prima di andarci, potete tranquillamente vedere il nostro storytellyng, cliccando qui

La locanda del macellaio: due macellerie pronte a soddisfare la vostra voglia di carne

Un bancone frigo da macellaio è pronto ad accogliervi all’ingresso: fornitissimo, le migliori carni sono in bella vista per essere scelte da voi e pesate dal macellaio al momento.
Una volta effettuato l’ordine, la carne sarà pesata e andrà dritta sulla griglia o in padella. Questo dipende dai vostri gusti.
Potete scegliere tra le classiche bombette con il capocollo di Martina Franca oppure le bombette rivisitate, passando dagli straccetti di carne con o senza panatura, il filetto e il medaglione di manzo, il black angus o la carne di cavallo. Tutto molto buono per chi è carnivoro. Posto sconsigliato ai vegani e ai vegetariani.

Dove dormire a Lecce: consigli utili per rendere confortevole il vostro soggiorno nel capoluogo del Salento

Diversi gli hotel di lusso e per tutte le tasche, innumerevoli i bed & breakfast di charme in antichi palazzi e gli affittacamere. A Lecce, l’offerta ricettiva è veramente di qualità.

Hotel Patria: a due passi dalla Basilica di Santa Croce

67 camere, nel cuore del centro storico di Lecce, la Firenze del sud per il barocco leccese.
Un 5 stelle lusso, esclusivo, una struttura di grande charme in una posizione incredibilmente unica.
Siete a due passi da Palazzo dei Celestini e dalla basilica di Santa Croce e potrete ammirare il suo magnifico rosone, facendo colazione in terrazzo. Un terrazzo vista barocco.
Un palazzo settecentesco votato al culto dell’ospitalità. Dal room service al servizio di navetta per l’aeroporto, passando per il ristorante gourmet interno alla struttura. Nulla è lasciato al caso. Fateci un pensierino!

Risorgimento Resort: nel cuore di piazzetta Santa Chiara

Tra piazzetta Santa Chiara e piazza S. Oronzo, Risorgimento Resort è pronto a soddisfare la vostra voglia di vacanza, di business, di relax.
Due ristoranti gourmet, uno sul roof garden, l’altro al piano terra, arredamento moderno ma non scontato, ampie terrazze per alcune delle camere proposte, come le suite.
Fiore all’occhiello della struttura la Spa. Potrete rilassarvi a fine serata per poter ripartire alla grande, il giorno dopo, con la vostra giornata di mare o di business.

Suite Hotel Santa Chiara: camere silenziose con vista movida

Questo suite hotel è una struttura di grande charme. 21 appartamenti, 4 stelle. Comfort senza eguali.
Un roof garden che si apre sul barocco leccese.
In una sola parola: consigliatissimo .

Santa Marta suites and apartments: a due passi dal centro, il cuore dell’ospitalità

Una piccola chicca di lusso, nel cuore della città di Lecce. Un antico palazzo, rimesso a nuovo, elegante nella sua semplicità e accogliente per ospitalità. Il personale è cortese, la struttura ricettiva presenta diverse tipologie di accoglienza e la colazione incredibilmente buona.
Dalle torte della nonna ai pasticciotti! Tutto rigorosamente fatto a regola d’arte.
Vi consigliamo di prenotare per tempo, se non volete rinunciare alle vostre comodità anche in vacanza.

Hotel Aloisi: un confortevole 3 stelle per la vostra permanenza in Salento

Hotel Aloisi, in una posizione di snodo viario per chi arriva da lontano, è confortevole e veramente tranquillo. Comodo per chi non vuole spendere molto e avere la possibilità di visitare l’intero Salento, senza rimanere imbottigliato nel traffico. A due passi dall’hotel che si trova a 20 minuti a piedi da porta Napoli, ci sono le più importanti arterie viarie che collegano Lecce con il resto del Salento: 20 minuti d’auto da Gallipoli, un quarto d’ora da Maglie e Galatina, 30 minuti da Otranto.
Questo hotel è consigliato per chi visita in Salento per una lunga vacanza con la famiglia o con un gruppo di amici.

Vi consigliamo di fare questi percorsi, virtuali sul nostro sito, reali acquistando un tour esperienziale del Salento su Lecce. Tutte le nostre esperienze combinano i sapori della tavola, con i saperi della terra che vi ospiterà.

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